venerdì 4 gennaio 2013

Introduzione

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Sei Qui ed Ora e stai leggendo ciò che ti dico nel mio Qui e nel mio Ora. Non lasciarti trarre in inganno, non l’ho scritto in un altro luogo ed in un altro tempo diversi dal tuo Qui e dal tuo Adesso, lo sto proprio scrivendo Ora per te che lo stai leggendo Qui, per nessun altro. Credimi!         

Puoi leggermi credendo di farlo per la prima, la seconda o la terza volta, ma è solo un’illusione, l’illusione della vita stessa.

Riuscire a vivere appieno il Qui e Ora, significa essere pienamente se stessi e pienamente presenti; significa vivere una vita completa e piacevole, senza i pensieri di “ciò che fu” o di “ciò che sarà”.

Il buddismo – ma anche altre correnti di pensiero – danno molta importanza nell’improntare qualsiasi azione venga compiuta in una sfera ben cosciente del “Qui e Ora”, senza trovare nel passato la causa del proprio agire, senza agire con lo scopo di una conseguenza nel “futuro”. Questo modo di agire viene chiamato “la chiara comprensione” ed è semplicemente il fatto di avere la massima consapevolezza di dove ci si trovi e di cosa si stia facendo senza perdere tempo in inutili “fronzoli”.

Se tu adesso inizi a pensare di dover andare da qualche parte più tardi, oppure se hai il dubbio di non aver chiuso il rubinetto in bagno dieci minuti fa, non stai vivendo il tuo presente; significa che stai perdendo il controllo sul tuo Essere e ti concentri sul Divenire, significa che stai cercando una colpa nel “passato”, quindi creando a tutti gli effetti una causa per il tuo comportamento attuale.

Alzati e vai dove ritieni di dover andare! Vai a controllare se hai chiuso o meno il rubinetto o vai a fare tutto ciò che Qui e Ora ritieni di dover fare …oppure semplicemente continua a leggere e vivi appieno l’esperienza del tuo QUI e ORA.

Al contrario dell’idea buddista, la filosofia esistenzialista ritiene che il “Qui e Ora” siano la dimostrazione della fragilità dell’essere umano in quanto gli preclude tristemente la possibilità di poter decidere chi vuole essere, condannandolo a dover subire il suo passato e a stare sulle spine in attesa di eventi futuri sconosciuti.

L’esistenza stessa è paragonata ad una foglia che viene tristemente trasportata in balìa di un fiume in piena attraverso vicissitudini senza significato, verso un ignoto mesto destino.

In un certo senso ritengo che questa filosofia sia molto distruttiva, credo di poterla paragonare ad una forte crisi depressiva nella quale ci si sofferma a piangersi addosso per le disgrazie che ci sono successe o per l’attesa di un futuro negativo in quanto frutto di un destino crudele scritto su non si sa bene quale libro. Che esperienza squallida e drammatica!

D’altro canto però è proprio in certi momenti di sconforto che possiamo trovare lo stimolo per analizzare la nostra esistenza in un modo più staccato dai condizionamenti esterni. Sono infatti spesso i momenti di dolore che ci fanno volgere l’attenzione verso il vero “senso della vita”, che ci spingono a ricercare il motivo di quanto ci succede.

Anche la teologia cristiana, come molte altre religioni, asserisce che tutto quanto si svolge tra la nostra “nascita” e la nostra “morte”, non ha alcuna posizione effettiva nello spazio o nel tempo eterno. In questo caso le nostre “colpe” commesse nel corso dell’esistenza terrena, vengono giudicate al momento della nostra morte, quindi nel nostro “futuro”. Questa condizione di impotenza, di attesa di una punizione o di un premio per il nostro comportamento, viene spesso ritenuta la causa dell’infelicità dell’uomo.

Ecco che però pure queste ideologie sono in un certo senso distruttive perché imprigionano la grandezza del nostro essere, lo rendono già colpevole dall’inizio e quindi meritevole di terribili conseguenze.

Basta un attimo di debolezza ed eccoci destinati a soffrire la dannazione all’inferno; oppure ci condanniamo alla rinuncia del piacere per tutto il corso della nostra vita, quindi trascorrendo un’esistenza di privazioni e probabilmente di infelicità, con la speranza che tale nostro sacrificio “forse” ci permetterà di andare dritti in paradiso … dico “forse”, perché anche ciò non è sicuro, infatti ci viene insegnato che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

Qualunque sia il nostro punto di vista, non possiamo certo negare che il Qui e Ora sono le uniche situazioni sensate che possiamo “provare” e “sperimentare” senza ombra di dubbio.   

Qualora ci trovassimo ad osservare una situazione che riteniamo sia la conseguenza di una azione accorsa nel passato, possiamo solo essere certi di un fatto: stiamo osservando qui ed ora una condizione, non stiamo osservando la sua causa e neppure la sua conseguenza, al massimo possiamo immaginarle, farne delle congetture… crearle…

Perderci nella considerazione della causa o dell’effetto di un eventuale problema che ci si pone “Qui e Ora” non ci è di aiuto nella sua risoluzione, ciò che possiamo, e dobbiamo fare, è “risolverlo”, semplicemente con il nostro agire in questo preciso momento ed in questo preciso luogo in cui ci troviamo.

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