venerdì 4 gennaio 2013

La Coscienza

L’unico limite che poniamo al nostro agire viene dato dalle nostre coscienze che si idealizzano al momento che ci si incarna nei mondi (cosiddetti) inferiori.

La maggior parte delle volte chiamiamo “coscienza” un nostro comportamento che è prettamente condizionato dalle esperienze presenti a livello mentale, dovuto all’ambiente in cui viviamo e alle convinzioni che formano il nostro carattere; consideriamo “incosciente” infatti chi compie delle azioni senza far uso di ciò che riteniamo un minimo di ragionamento, indipendente o meno dall’esito dell’azione compiuta.

In molti casi il nostro comportamento è dato dal fatto che seguiamo delle leggi, vuoi morali, civili o religiose, che ci fanno commettere determinate azioni solo perché crediamo che ci si aspetti da noi tale reazione, o che ci trattengono dal compierne altre per non incorrere in punizioni, quindi riteniamo questi fatti come frutto di una “nostra coscienza” e non ne vediamo invece un comportamento più legato al pregiudizio che non alla coscienza.

La coscienza più pura è quella che non si lascia condizionare dal pensiero razionale o inconscio, si tratta semplicemente della consapevolezza del nostro essere qui e ora, senza l’interferenza dei falsi preconcetti che i nostri vari livelli di “materializzazione” – soprattutto legati ai corpi fisico e mentale – cercano di farci apparire come l’unica realtà.

La Coscienza originale del Sé

Dal momento che la Coscienza primigenia – quella che, per intenderci, dà il via alla creazione di tutto ciò che è noto e di tutto ciò che non è noto, la nostra Essenza divina – esprime il desiderio di avere l’esperienza della vita e sperimentare in questo modo la dualità del “Sé” e del “Non Sé” (unico suo scopo effettivo), emette una “forma” chiamata “Elementale del Desiderio”, e lo fa in modo che questa “forma” disponga di una certa “corazza” a protezione dal fondersi nuovamente con “il resto” (uso questi termini esclusivamente per ovvi motivi esplicativi e non vanno quindi interpretati letteralmente).

Questo “desiderio” nella sua corazza diviene l’Essenza che contraddistingue ogni essere in ogni regno (minerale, vegetale ecc.); in essa sono contenute ed espresse tutte le informazioni necessarie relative alla sua manifestazione (ad esempio il “Sia fatta luce” che in se esprime praticamente ogni e qualsiasi qualità di questo “elemento”) ed esercita quindi una forza di attrazione dei vari tipi di “materia” che gli sono necessari per la sua manifestazione a livello illusorio nel mondo fisico.

Per l’uomo, l’Essenza si assume il compito innanzitutto di circondarsi dei vari corpi – materiale, astrale, mentale, eterico eccetera, tanto per citare i più noti – in modo da dare proprio la sensazione di un’entità staccata dalle altre e permettere alla coscienza primigenia di “vivere” l’esperienza di quella materializzazione.

In ognuno di questi vari corpi il Sé si separa e forma un Ego che inizia ad agire separatamente, quasi autonomamente e mantenendo solo un sottile contatto con ciò che è realmente.

Soprattutto nell’Ego del corpo mentale vengono assimilate e memorizzate le esperienze, le nozioni apprese eccetera, che lo spingono ad assumere comportamenti in sintonia ed in accordo con queste ed a influenzare di conseguenza in modo incisivo gli altri corpi in base proprio a queste “pseudo-realtà”.

Una materializzazione, qualsiasi forma esprima, rimane comunque sempre collegata alla sua fonte, o meglio È ancora una delle rappresentazioni della sua fonte in quanto ne contiene, seppure in modo inconsapevole, la sua più pura realtà. La sua presenza “individuale” nei vari mondi è l’unico modo a disposizione sia per “vivere” un’esperienza in “prima persona” come “personalità”, e sia per fungere da complemento ad un’altra esperienza.

Tutta l’esperienza che viene percepita dall’Essenza materializzata avviene in modo spontaneo, non segue assolutamente una “tabella di marcia” o un “programma” a priori già prestabiliti in partenza, semplicemente “accade”, non è quindi un destino immutabile già scritto, bensì creato e modificato in ogni istante grazie alle nostre scelte nel Qui e nell’Ora.

Per rendere meglio questa idea posso dire che se voglio godermi un viaggio in treno non mi basta la materializzazione del mio corpo fisico umano, ho bisogno anche di materializzarmi come “treno”, come “linea ferroviaria”, nei “paesaggi” e in tutto ciò che connette tra di loro queste materializzazioni, oltre naturalmente anche alle energie oggettive e aggettive (spiegate in un capitolo a se) che lo rendono possibile.

Se io mi preoccupo di definire esattamente come sarà la stoffa che ricopre il mio sedile, quali paesaggi voglio ammirare, quante mucche ci saranno al pascolo e ogni minimo dettaglio, perderei completamente lo scopo di compiere tale viaggio, lo “conoscerei” già perfettamente a memoria, quindi decisamente è meglio lasciarsi “sorprendere” dall’ignoto, sia positivamente come pure “negativamente” qualora il viaggio fosse veramente un “inferno”.

Il vero “neo” della manifestazione in questo mondo, consiste “purtroppo” proprio nell’azione di “uscire” dal mondo reale ed essere immersi nei vari corpi “grossolani” a sperimentare nella grande illusione ciò che la nostra vera Essenza non potrebbe sperimentare altrimenti, quindi la perdita del contatto con il nostro vero essere.

Dal momento che ritroviamo però il contatto con la consapevolezza – vale a dire l’idea di identificazione con il Sé più elevato, con il nostro Io Divino – riusciamo a svincolarci dai vari Ego “apparentemente” separati nei corpi, e che ci rendono in un certo senso prigionieri, disidentificandoci proprio da questi corpi ed assumendone il comando. Da lì in poi “esaliamo” ed “emaniamo” i nostri poteri anziché “subire” passivamente le influenze, spesso drammatiche e dolorose, del mondo irreale.

A questo punto questi corpi non sono più in balìa della grande illusione e svolgono al meglio il compito per cui il Sé ha scelto di crearli incarnandosi. In quanto “vivificati” dall’interno e irradianti il proprio senso di “Unità” con tutto ciò che li circonda, non troveranno più alcun ostacolo alla gioia ed al benessere.

Sotto il “comando” del Sé superiore riescono a contribuire al risveglio di altre Essenze che li appoggiano nel loro lavoro, vale a dire principalmente continuare con la creazione di un universo colmo di perfezione, che permette l’assimilazione consapevole di tale esperienza alla coscienza primigenia.

Questa situazione rappresenta l’illuminazione spirituale, e più questa è profonda e continua, più l’Essenza assimila e distribuisce esperienza a favore di altre incarnazioni, è lo stato che i Maestri raggiungono per poterci accompagnare lungo questo “sentiero” di ricerca, facendoci comprendere di “essere” il sentiero stesso piuttosto che la “meta”.

Naturalmente non tutte le manifestazioni sono disposte a concedere ad un’altra manifestazione – seppur illuminata – l’accesso alla propria coscienza e alla propria qualità di Essenza, infatti il mondo illusorio esercita, nei modi più svariati, una forza sui vari corpi in modo da rendere molto problematico il “risveglio” della coscienza nell’individuo.

Il compito più difficile è infatti quello di riuscire ad aiutare il risveglio del Sé più elevato anche nelle altre manifestazioni, in modo che la potenza dell’“Essere divino” sia maggiormente funzionale e semplifichi di gran lunga l’intento della Coscienza primigenia. Ciò che appare logico e illuminante a qualcuno, a qualcun altro appare senza senso se non addirittura pericoloso.

Nella maggior parte dei casi, l’illusione che permea ed influisce sugli Ego delle altre manifestazioni è imprigionata da “pseudo-coscienze” che riconoscono la coscienza originale come qualcosa di completamente separata dal proprio essere, una entità molto lontana dal proprio “Io”, un’entità superiore alla propria, nettamente separata dalla propria Essenza, quindi non sperimentabile in prima persona.

In altri casi l’essere umano “animalesco”, non perché simile ad un animale ma semplicemente per la mancanza di una consapevolezza della sua “divinità”, invece non riesce neppure ad immaginare una Coscienza superiore, continua a subire la sua “personificazione” nella sua incarnazione senza neppure porsi la benché minima domanda sul “perché” si trova in questa situazione o sul “chi sia veramente”, egli non si pone neppure il problema di analizzare cosa succeda quando “pensa” o quando compie le sue azioni quotidiane in modo automatico.

Ciò non significa che il comportamento di queste due tipologie di materializzazioni sia sbagliato oppure comporti delle “punizioni” in altri ambiti, l’unico punto negativo è che questi stati dell’essere solitamente portano con sé la convinzione di “soffrire” – vuoi dolori, vuoi l’influenza degli altri esseri o qualsiasi altro tipo di sofferenza fisica, mentale o animica – e l’ostacolo principale alla loro “guarigione” viene proprio stabilito da questo atteggiamento di riconoscere solo il “non essere ciò che in realtà sono” chiudendo così purtroppo gli occhi sulla realtà assoluta.

Al momento che queste Essenze si trovano libere dal corpo “fisico” e quindi sul punto di ricongiungersi con “la Grande Anima”, lottano ancora come fossero ancora nel corpo fisico, oppure si bloccano in uno stato intermedio perché provano paura di non trovare ciò che si aspettano di trovare oltre tale “soglia”, non si rendono conto di non essere realmente mai state separate da quello stato divino in attesa oltre quel “limite”, di essersi – per così dire – solo momentaneamente assopite nel comodo tepore dell’illusione dei corpi.

Il fatto di avere o meno un certo contatto con la divinità della nostra Essenza, non ci rende né migliori né peggiori degli altri, ciò ci dà solamente un diverso livello di consapevolezza. Sia l’illuminato che l’essere “animalesco” sono esattamente la stessa cosa, sono l’Unico Essere, il Sé superiore, sono la Grande Anima, o Dio, in qualsiasi modo lo si voglia chiamare.

Infatti “entrando” per esempio come essenza in una manifestazione che non è quella che al momento sta scrivendo o leggendo, io ne assumo appieno le caratteristiche, le qualità, la sua memoria ed il suo “punto di vista”; nulla mi può quindi dare l’impressione di trovarmi in un corpo diverso, o di avere dei pensieri che non sono i miei, quindi “perdo” il contatto con il mio Sé che in questo momento sta scrivendo o leggendo e divento il Sé di quell’essere; ma ciò non toglie che sono sempre Uno con la Grande Anima, e ciò è l’unica verità che conta.

È praticamente anche ciò che realmente accade contemporaneamente in tutte le manifestazioni, lo stesso Sé superiore che osserva dalle finestre di altri Ego, ora in un modo e ora in un altro.

Basta un “profumo”, un “suono” o una “nota” che riesca a far breccia nelle varie corazze di qualsiasi manifestazione, ed ecco che però “il ricordo” della propria divinità può risvegliarsi in qualsiasi essere. Vale quindi la pena non fermarsi esclusivamente alla prima fonte che ci disseta tornando esclusivamente a questa in cui crediamo di aver trovato il vero nutrimento del nostro “Io”, meglio dunque cercare di godere di tutte le fonti che troviamo disponibili nella nostra esistenza senza giudicarle e senza condannarle.

Nel momento in cui il nostro Sé divino prende effettivamente contatto con i nostri vari Ego, ci rendiamo conto che ogni cosa assume un aspetto ben diverso, che “entra” a far parte della nostra Essenza pur mantenendo le sue caratteristiche “individuali”.

I nostri occhi non sono ciò che ci permette veramente di “vedere”, bensì è la vista, e la vista è un “senso”, non ha bisogno necessariamente di organi materiali. Quando il nostro Sé si fonde con i vari “sensi” nei vari corpi, allora possiamo sperimentare la “vista” nella sua più splendida realizzazione.

La Coscienza emotiva

Così come l’aria che conosciamo ha vari livelli di densità, anche la Coscienza si presenta con diverse caratteristiche in base “all’altezza” in cui essa si trova.

La più vicina alla Coscienza Originale è quella emotiva che funge come da “proiettore” o da “schermo” della “bellezza del nostro Sé divino” nei nostri sensi, con la speranza che le “immagini” vi giungano nella loro purezza e vengano comprese in modo da stimolare il desiderio di ricongiunzione con la “Divinità”.

Questa Coscienza opera principalmente nel livello chiamato Astrale, anche questo comunque suddivisibile in vari “livelli”, dove instaura una forma di collegamento al Mentale che agisce così sui Corpi Eterico e Fisico.

Come è comprensibile, questa zona Astrale è quella che “anima” il mondo fisico, quindi è anche la sede dell’Anima. NB che “astrarre” in italiano significa operare mentalmente per trarre concetti generali o particolari, quindi l’Anima “astrae” letteralmente un concetto e lo materializza in un’azione che viene così “riflessa” nel Corpo Fisico.

Esattamente come un prisma di cristallo agisce su di un raggio di luce creando dei riflessi dai colori dell’arcobaleno, questa coscienza agisce su quella Originale suddividendola, a seconda dell’angolazione delle nostre “vibrazioni Astrali”, e mandandola sotto forma di “raggi” nel Fisico e nell’Eterico dando il via alle varie ispirazioni ed emozioni comprese le espressioni “artistiche”, “estetiche” eccetera; ecco che quindi proviamo per esempio dei brividi a “fior di pelle” per il piacere – quindi la vibrazione dell’astrale che dirige i riflessi “lucenti” verso tutto l’Essere che ci circonda – mentre all’opposto i riflessi cupi che causano una contrazione della materia verso l’interno per i “dispiaceri” che, così facendo, spingono l’Astrale ad incupirsi ed invischiarsi maggiormente con il Corpo Fisico.

Si tratta comunque di una coscienza che in Astrale influisce anche sulle coscienze emotive di altre incarnazioni, quindi ci permette di stimolare la collaborazione tra le varie personificazioni del Sé divino.

Se da una parte però il suo scopo è prettamente quello di permettere alla luce di raggiungere “il cuore” delle incarnazioni, da un'altra parte viene purtroppo anche manipolata da alcuni corpi mentali inferiori – quindi i più invischiati nel materiale – con lo scopo di condizionare e stimolare reazioni ad esclusivo vantaggio di un singolo “individuo” a puro scopo egoistico.

Il controllo consapevole delle emozioni quindi, sia spiacevoli che piacevoli, è molto importante in modo da gestirne lo scambio vibrazionale bidirezionale sul livello più elevato del nostro Sé, vale a dire permettere un flusso generale esclusivo alle emozioni costruttive rimanendo comunque sul “chi va là” per evitare la trasmissione, la ricezione o il passaggio di “elementi” inquinanti e di disturbo.

Cerco di spiegarmi meglio: se per esempio permetto di affiorare un’emozione di disappunto per una guerra in atto, la mia coscienza emotiva automaticamente mette in circolo un elemento del tipo distruttivo; in un altro caso potrei emettere un elemento distruttivo di compassione in merito alla sofferenza di un’incarnazione a me vicina, in un'altra situazione ancora potrei permettere all’emozione distruttiva rappresentante del malessere, appartenente a qualcun altro, di attraversarmi e anche in questo caso entrare in circolo.

Permettendo dunque a questa coscienza di ricevere prettamente le emozioni che giungono dalla “luce” del Sé divino – quindi la consapevolezza di essere solo una “qualità” e non un’identità a sé stante – dò la possibilità al “nucleo” principale di questa “qualità” di esprimere ed emanare esclusivamente amore e perfezione.

Ecco che quindi in questo modo non rimando in circolo “disappunto per la guerra” bensì “amore per la pace”; non “compassione per la sofferenza” – quindi una certa forma di “impotenza” a risolvere il problema – bensì una certezza di poter intervenire con l’intento d’amore tramite “lo Spirito divino”, non dò quindi neppure la possibilità alle emozioni altrui di attraversarmi e passare oltre ma, per così dire, le assorbo illuminandole e purificandole per riporle “nelle mani” del mio Sé divino oppure, qualora dovessero essere così forti da “ferirmi”, bloccherei semplicemente il loro flusso in modo che non mi feriscano ulteriormente; in questo caso non si tratta comunque di insensibilità, di egoismo o menefreghismo, ma semplicemente di autodifesa e purificazione.

Stabilire però quali siano veramente le emozioni che disturbano il buon flusso energetico tra le varie coscienze emotive, non è cosa facile: infatti alcune emozioni apparentemente “positive” implicano invece lo stimolo ad azioni contrarie ai nostri scopi e viceversa, per questo motivo dunque le “depositiamo ai piedi del nostro Sé superiore” affinché sia questi a decidere in merito, vale a dire evitiamo di pensarci direttamente e lasciamo che sia una certa forma di “subconscio elevato” ad elaborare una reazione “automatica” in merito.



La Coscienza istintiva

La coscienza istintiva agisce prevalentemente da comunicazione con il livello del corpo mentale inferiore più vicino al superiore – ma comunque ancora maggiormente legato all’illusione del mondo fisico – e si tratta più semplicemente di quella parte cioè che chiamiamo solitamente subconscio.

Ogni e qualsiasi esperienza che viviamo o subiamo a livello fisico, comporta automaticamente una memorizzazione in questo stato di coscienza ed agisce in modo drastico sul nostro comportamento. In una situazione di pericolo, istintivamente agiamo di conseguenza perché abbiamo nel subconscio un campanello che ci avvisa su ciò che sta accadendo.

In questa coscienza comunque sono anche “programmate” delle “reazioni” in un certo senso innate e funzionali già dal momento dell’incarnazione dell’essere, si tratta in un certo senso di “ricordi” della consapevolezza della coscienza originale che connette il mentale superiore con il mentale inferiore.

Ecco che alcuni gesti o azioni che spesso compiamo “istintivamente”, senza che ce ne rendiamo conto, ci sono invece utili per “innescare” o “spegnere” determinati flussi energetici all’interno di ciò che visualizziamo come corpo fisico.

Pensiamo per esempio ad una situazione di improvvisa forte emotività “positiva” (nel senso di piacevole); in questo caso spesso ci troviamo a portare al petto la mano, zona in cui risiedono appunto il “plesso solare” ed il “chakra del cuore” che sono due centri importanti per la gestione dell’emotività.

Prendiamo ancora un altro esempio, dove ci rendiamo conto di aver commesso un errore, o una dimenticanza che porta ad una situazione più o meno spiacevole: in questo caso portiamo automaticamente la mano sulla fronte, toccando con le dita proprio le prominenze della zona frontale dove sono situati i punti di contatto neuro vascolari (PNV) usati nella medicina cinese e nella kinesiologia per dare un certo riequilibrio emotivo mentale utile per superare o giungere alla soluzione di un problema.

Potrei continuare con moltissimi di questi esempi, come afferrarsi il mento quando si cerca di ricordare qualcosa (punto terminale del meridiano Vaso Concezione), toccare o massaggiarsi leggermente con la punta delle dita tra la base del naso ed il labbro superiore quando cerchiamo di esprimere un concetto (Vaso Governatore, sempre della medicina cinese)... gli esempi insomma, sono veramente così tanti che non possiamo negare un nesso tra queste semplici azioni “automatiche” ed i punti stabiliti quali centri delle energie chiamate in causa nelle specifiche situazioni.

Se non abbiamo mai avuto a che fare con le teorie dell’antica medicina cinese, possiamo spiegare queste reazioni solo grazie alla coscienza istintiva più elevata, che dispone comunque di una determinata memoria appunto dei vari punti che il Sé utilizza per “creare” l’illusione del corpo fisico.

Non ci sarebbe infatti in questi casi possibile avvalerci della coscienza emotiva in quanto non facilmente raggiungibile dall’azione meccanica diretta, ecco che dunque viene usata quella istintiva più adatta all’espletamento del rimedio.

Voglio precisare che anche alcune delle pratiche tramandateci dalle religioni nel corso dei tempi, raccolgono in se delle definizioni e delle pratiche che utilizzano proprio gli stessi centri energetici ampiamente descritti e trattati con questo tipo di medicina.

Accenno ad esempio all’importanza data anche nella bibbia, e praticata anche dal Santo Padre in precise cerimonie, al lavaggio dei piedi, zona in cui si trovano sparsi molti punti, usati molto anche in riflessologia, di “inizio” o “fine” di questi “meridiani” energetici.

Oppure anche il segno della croce, che originariamente veniva fatto solo sul viso, che tocca proprio dei punti usati nelle più recenti tecniche di EFT (Emotional Freedom Tecnique) e che, inutile dirlo, sono sempre punti specifici di transito delle energie cosiddette “positive” e “negative” – non nel senso di cattive, per intenderci – che conosciamo come energie Yin e Yang.

È anche principalmente nella coscienza istintiva che si producono i fenomeni di “ipnosi”. La tecnica dell’ipnosi consiste infatti di un minimo intervento sulla coscienza emotiva in modo da predisporre l’emotività di un soggetto a non interferire sulle reazioni istintive, in seguito l’ipnotizzatore riesce a creare la sensazione di naturalezza ed istintività in un’azione che non è tale e che non sarebbe neppure tipica del soggetto. Nella maggior parte dei casi infatti, l’ipnotizzato non ha coscienza effettiva sulle reazioni “istintive” che gli sono state suggerite; le sue coscienze – compresa anche quella reattiva che viene trattata di seguito – vengono poste in uno stato di apparente “sospensione” relativamente alla coscienza del Sé, la quale non intravede comunque pericolo alcuno in ciò che si sta producendo a livello fisico.



La Coscienza reattiva
Questa coscienza presenta già moltissime “incrostazioni” delle influenze illusorie del materiale e non tiene consapevolmente conto dei corpi più sottili dell’incarnazione – come l’eterico, l’astrale o il mentale – ma riconosce solo l’esistenza fisica senza considerarne la vera causa.

Gli unici interessi della coscienza reattiva sono il nutrirsi, il riposo e, non da meno, i piaceri fisici.

La coscienza reattiva quindi è come priva di “energia costruttiva” ed è per questo molto simile nell’uomo come nell’animale, nel vegetale e – qui posso solo supporlo – ancora più limitata anche nel minerale.

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